Accade spesso di arrabbiarci perché non ci riescono certe cose…
Fa parte della vita di tutti i giorni: i casi sono tanti.
Ad esempio:
- Non riuscire ad imparare qualcosa di nuovo che ci interessa.
- Non riuscire ad ottenere un determinato risultato.
- Non riuscire ad ottenere o migliorare un rapporto con una certa persona.
Eccetera. Potrei continuare all’infinito.
Tentare di raggiungere obiettivi nuovi o comunque migliorare delle situazioni è il contenuto che sta alla base del concetto anglosassone di achievement, ovvero l’ottenere, il realizzare, il concretizzare risultati positivi.
Colui che sente questa pulsione dentro di sé è l’achiever. Avrai già sentito questa parola, ma magari l’avrai legata a risultati importanti, grandi imprese. Quando se ne parla in libri o corsi di formazione purtroppo si fa passare spesso l’achievement come una dote rara, tipica di grandi realizzatori, campioni sportivi o imprenditori di enorme successo.
In realtà siamo tutti quanti degli achiever.
Non serve voler fondare grosse società o inventare marchingegni geniali. Ognuno di noi vuole ottenere qualcosa, nel suo piccolo, e questo succede quotidianamente, un obiettivo dietro l’altro.
C’è un achiever in ogni persona, dalla prima all’ultima. Ma la differenza fra chi ottiene e chi no non sta tanto nella perseveranza, quanto nel comprendere un’altra sfumatura dell’achievement, molto più sottile e determinante.
Ti è mai capitato di dire: “Ci ho provato un sacco di volte ma non ci riesco mai?”, oppure “Gliel’ho detto in mille modi ma non capisce!”?
Sono frasi che almeno qualche volta abbiamo pronunciato tutti. E sono frustranti, vero?
Sei autorizzato a pronunciarle e ad arrabbiarti soltanto se prima hai risposto ad un’altra domanda preliminare, ovvero:
“Sono sicuro di averci provato in tanti modi diversi o ci ho solamente provato tantissime volte nello stesso modo?”
Mmm. Forse qui hai avuto un flash.
Quando ti è capitato di non ottenere un risultato, sei sicuro di aver fatto molti tentativi diversi per ottenerlo o hai ripetuto per molte volte il solito tentativo che non funzionava e, ovviamente, ha continuato a non funzionare?
Questa è una riflessione fondamentale. È questa la chiave dell’achievement.
Un achiever famosissimo è stato Thomas Edison, l’inventore della lampadina. Narrano le cronache, magari un po’ gonfiate dal mito, che Edison abbia comunque provato migliaia di volte ad inventare la lampadina, quando finalmente ci è riuscito. Se Edison avesse fatto un primo tentativo inutile e l’avesse replicato anche diecimila volte, secondo te avrebbe inventato la lampadina? No.
Edison è riuscito nel suo intento perché ha svolto veramente centinaia di tentativi diversi, uno migliore dall’altro, che l’hanno portato sempre più vicino al suo obiettivo fin quando l’ha centrato. Non si è limitato a perseverare. La perseveranza da sola è come una macchina potente, ma senza pilota. Serve qualcuno che la guidi e le faccia trovare la strada giusta, altrimenti percorrerà anche a tutto gas il solito vicolo cieco e finirà per schiantarsi contro un muro.
Adesso prova a ripensare a qualche situazione della tua vita che non si sblocca, nel lavoro o nella dimensione privata. Forse vuoi ottenere una promozione ed è già un po’ che ci provi. Fermati un secondo a riflettere e ripensa allora al tuo comportamento. Se fai mente locale sui tuoi tentativi di raggiungere l’obiettivo, sono effettivamente tentativi diversi o solo la copia continua del medesimo modo che si è rivelato fallimentare? Ti invito a rifletterci bene, poiché non è semplice dare una risposta. Ancora più delicata, per molti aspetti, è la questione nella sfera privata. Magari hai un rapporto con un familiare che vorresti migliorare o ci sono addirittura dei problemi da risolvere. L’esempio più comune riguarda genitori e figli.
- È inutile. Ho provato centinaia di volte a far entrare questa cosa in testa a mio figlio ma non la vuole capire!
- Ho tentato tantissime volte a riallacciare il nostro rapporto ma non ci sono mai riuscito.
In famiglia, in special modo, la trappola delle ripetizioni è sempre in agguato perché viviamo di rapporti routinari che si protraggono da anni. Ripetiamo, per definizione.
Se non presti attenzione a fare tentativi diversi per raggiungere un risultato non lo otterrai mai. O hai fortuna di far centro al primo colpo, cosa rara, o finirai per replicare in eterno la stessa modalità che non funziona. Se con tuo figlio, un tuo genitore o il tuo partner non riesci a risolvere un problema l’unica cosa certa è che non hai ancora messo in atto la strategia giusta, quindi devi continuare a provare. Ti devi assicurare però che il tuo prossimo tentativo sia diverso da tutti i precedenti, che chiaramente si sono rivelati inefficaci.
Tentativi, non ripetizioni.
Ecco cosa ti porterà al successo.
Se con una persona a te cara hai un cattivo rapporto, cambia modalità di approccio e troverai presto o tardi quella giusta per risolverlo.
Se a porti in un certo modo non ottieni risultati, cambia modo di porti.
Se invece continui ad urlare con qualcuno che ti ascolterebbe volentieri se parlassi in tono tranquillo, ad esempio, sei caduto nella trappola delle ripetizioni.
Poiché è vero che siamo responsabili dei nostri risultati in qualunque ambito, sei tu la persona che se ne deve rendere conto. Cambiando ogni volta tentativo genererai le c.d. correzioni di rotta che prima o poi ti porteranno alla meta. E se sei abbastanza sveglio (cosa molto probabile, dato che ti stai interessando di questi argomenti 😉 ) e saprai leggere le indicazioni e i messaggi che i tuoi tentativi sbagliati ti daranno, non tarderai a raggiungere il tanto agognato obiettivo.
La soluzione è solo un pensiero e un’azione più in là. Ma devi assicurarti che quel pensiero e quell’azione siano diversi e migliori di tutti quelli che l’hanno preceduto.
Buon achievement! 🙂